giovedì 4 marzo 2010

Un paese in agonia

Una agonia lenta e straziante, di quelle che preludono sempre una brutta fine.
Questo è quello che sta vivendo questo paese. Una lunga e lenta agonia. Incapace di ribellarsi al proprio destino, a ciò che con anni di pedagogia dell'illegalità, sembra essere diventato un ineluttabile destino. Gli italiani sono ormai terribilmente rassegnati all'idea che il sistema sia marcio e che non ci sia nessuna possibilità d'uscita. E si sono perfettamente adattati.

Siamo sempre alla ricerca di un qualche "sotterfugio" per fottere il prossimo.
Che sia la raccomandazione per un posto di lavoro,  un concorso truccato, una gara d'appalto pilotata, qualche falsa fatturazione, una evasione fiscale, siamo sempre alla ricerca di un modo per fottere il prossimo. Persino ai semafori o nelle code alla posta. Non importa quanto poco, o tanto, valga quello che si ottiene. L'importante è ottenerlo. A qualsiasi costo. Per anni gli italiani sono stati martellati con un solo grande messaggio di sottofondo. Fottitene degli altri, se puoi ruba, evadi, passa col rosso al semaforo. È l'unico modo per sfondare nella vita. Se vuoi avere successo devi per forza varcare i confini della legge. Se non lo fai sei solo un pirla. Tutti attorno a te lo fanno, non vedi? Ma allora sei proprio stupido!
Aggira la legge, cercati una raccomandazione, mettilo in culo al tuo vicino prima che lui lo metta in culo a te! Muoviti, se non fai così non avrai mai nulla dalla vita!

O mi sbaglio?



Potrei fare un lungo elenco di dichiarazioni da parte di politici ma anche di grandi imprenditori o comunque figure "pubbliche", che inneggiano alla cultura dell'illegalità.
Con le loro dichiarazioni ma anche con le loro vicende.
Dal Primo ministro che dice che "avere delle società off-shore per pagare meno tasse è lecito anzi, se un commercialista non ti propone dei metodi per pagare meno tasse andrebbe licenziato". Ovviamente il suddetto ha avuto diversi processi attinenti la materia, ma ha sempre adattato le leggi a sua immagine e somiglianza per risolvere le sue grane giudiziarie. Dichiarandosi sempre innocente.
Come disse qualcuno: "non ho mai visto un innocente darsi tanto da fare per farla franca".
Ma anche il manager del pallone che vorrebbe gli si chiedesse scusa per aver gettato tonnellate di merda -come se ce ne fosse stato bisogno- sul calcio italiano.
Truccava le partite, chiudeva gli arbitri negli spogliatoi, ma vorrebbe le nostre scuse.
Oppure il capo dell'agenzia fotografica, che si considera un Robin Hood. Un tipo strano però di Robin Hood. Uno che ruba ai ricchi per dare a se stesso. Diventando quindi anche lui un "ricco". E lo fa vendendo fotografie (ricattando?) scomode agli interessati. E se ne vanta. Eccezionale.
Potrei andare avanti, ma perderemmo solo del tempo. Ognuno di voi potrebbe aggiungere un aneddoto a questa lunga lista. Ma il punto è un altro.

Cosa volete venga fuori da una amalgama così?

Cosa volete venga recepito da una persona normale, onesta, che fa fatica ad arrivare alla fine del mese, quando ascolta e vede certe cose?
Cosa può pensare un pluri-laureato che si vede passare davanti il raccomandato anche in un concorso per un posto precario di un anno a 800 euro?
Cosa volete che pensi quella persona? Che se non si adatta non avrà nessun futuro. Zero possibilità. E che è stato uno stupido a sprecare del tempo nel fare un concorso senza prima aver cercato la raccomandazione.

Per anni e anni è stato così. Dai tempi di mio nonno, passando per mio padre, fino ad arrivare a me.
Ma oggi è ancor peggio. Una volta la raccomandazione serviva per avere il lavoro a tempo indeterminato. Che rappresentava la sicurezza su cui progettare un futuro.
Oggi serve anche per avere un lavoro precario e mal retribuito.

Ma a cosa porta tutto questo? Ad un danno incalcolabile in termini economici e sociali. Un danno che l'Italia si appresta a pagare con lacrime e sangue.

Dal punto di vista economico questo modus operandi ha fatto si che la libera concorrenza non si sia mai manifestata nel capitalismo italiano.
Non hanno mai vinto le aziende migliori, ma quelle che pagavano le tangenti più alte. Non hanno mai vinto i migliori, ma sempre i più furbi.
Questo ha inciso pesantemente sul nostro benessere economico, perché è solo la libera concorrenza che garantisce il miglior servizio al miglior prezzo. Se non c'è concorrenza gli unici a rimetterci di tasca siamo noi.
Sempre parlando di fattori che incidono sulla nostra economia, la cultura della raccomandazione ha fatto si che le menti più preparate e brillanti andassero altrove a produrre ricchezza e benessere. Personalmente conosco decine e decine di persone che hanno deciso di vivere altrove e che sono riuscite a realizzarsi dopo aver preso diversi calci in faccia in Italia. Adesso producono ricchezza. Altrove.
Per non parlare della corruzione e della evasione fiscale, che da sole si "mangiano" parecchi punti percentuali del PIL. E se qualcuno non paga le tasse, o ne paga di meno, tocca a noi pagare anche per lui.

Dal punto di vista sociale le conseguenze sono, probabilmente, ancor più gravi.
Se il medico-chirurgo che vince un concorso come primario nell'ospedale vicino casa tua, non vince perché è il più bravo, ma vince perché è raccomandato, chi ci perde?
Tu, che rischi la vita anche se vai a farti operare di appendicite.
Se l'insegnante che educa i tuoi figli è lì perché è parente di, chi ci perde sei tu ed i tuoi figli, che non avranno l'insegnante più brava sul mercato, ma una che magari se ne fotte pure del proprio lavoro, perché tanto non se l'è sudato.
E anche qui vi lascio allungare la lista a piacere.

Dove voglio arrivare?

Al futuro. Sono parecchi giorni che penso al futuro. Che cosa ci attende? Cosa ha comportato e cosa comporta questa cultura dell'illegalità?
Penso proprio che la risposta sia arrivata. È qui, oggi, fra noi.
Un paese agonizzante, che non riesce più a produrre vera ricchezza, ma solo accumuli illeciti di capitale.
Una nazione che ha, ormai a tutti i livelli, gente incompetente che non ha meritato il posto di lavoro che ha. E questo si sta rivelando fatale per il destino del nostro paese.
Le aziende chiudono. Ma stupisce che a chiudere siano molte aziende ancora floride. Ed io credo che sia dovuto al fatto che siano riuscite a prosperare, in passato, non perché fossero all'altezza, quindi capaci di fare concorrenza, ma perché tenute in vita da corruzione, gare truccate e via dicendo. È normale, poi, che in un momento di crisi queste aziende siano costrette a chiudere.
Il punto è che avrebbero dovuto chiudere prima in un mercato sano e trasparente, lasciando il posto ad aziende capaci di competere per davvero.
Abbiamo una classe imprenditoriale vecchia e incapace di innovare, di scommettere sul futuro. Una classe imprenditoriale fatta da uomini -non tutti, per carità, ma una grandissima fetta- abituati a pagare bustarelle invece che ingegnarsi per dare alle loro aziende un futuro.
Abbiamo una classe politica che si mangia 60 MILIARDI DI EURO (1200 miliardi delle vecchie lire, per intenderci) in corruzione e se ne fotte se questa nazione va a puttane.
Abbiamo funzionari pubblici che si lasciano corrompere in ogni modo possibile.
Un posto di lavoro per il figlio, un massaggio con una prostituta, un'automobile o addirittura dei mobili per casa.
Abbiamo una sanità pubblica che fa paura, gente che muore anche per le operazioni più stupide e banali.
E tutti partecipiamo alla gigantesca evasione fiscale che rischia di portare questo paese verso la bancarotta.

Tanto, cosa ce ne fotte a noi?

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