Il tempo aiuta a dimenticare. Il tempo sbiadisce i ricordi e li rende confusi, imprecisi. Ma non possiamo lasciare che il tempo, stavolta, stravolga la verità.
Bettino Craxi non era un esule volontario. Bettino Craxi era un latitante. Il fatto che abbia lasciato il suolo italiano prima che venisse chiesto il ritiro del passaporto non lo rende un esule. Semmai lo rende un furfante che seppe in anticipo (chissà come) quale sarebbe stato il suo destino. Ed è vomitevole ascoltare oggi tutti quei furfanti che cercano di farci dimenticare lo sdegno che gli italiani -giustamente- provarono nei suoi confronti. È vero che venne "eletto" simbolo delle ruberie quando sicuramente solo non era. Ma Craxi è anche quello che portò il debito pubblico a livelli spaventosi. Lo stesso debito pubblico che a tuttora frena e tiene nel pantano questo paese. Ancora oggi paghiamo i danni che fece questo statista delle tangenti. E se questo non fosse sufficiente, sappiate che se avesse fatto oggi quello che fece nell'Ottobre dell' 85, l'Italia sarebbe finita nella blacklist dei paesi fiancheggiatori del terrorismo. La crisi di Sigonella non andò come le televisioni raccontano oggi. Craxi decise di proteggere dei terroristi assassini, in cambio di non si sa bene cosa.
Parliamo sempre di questa personcina per bene che, latitante ad Hammamet, continuava a faxare veleni e insinuazioni non solo contro i giudici di Mani Pulite, ma anche contro i suoi compagni di partito rei di averlo subito abbandonato al suo destino.
Ad esempio Gianni De Michelis, l'illustre forforato, che denunciò la gestione lacunosa del PSI e la scarsa attenzione prestata alla degenerazione dei partiti. Lo stesso De Michelis che stamattina a RaiNews24 paragonava Craxi a Garibaldi e ci esortava a riprendere l'Italia dal punto in cui l'aveva lasciata il Garibaldi incompetente.
Vorrei rassicurare il nostro avanzo di balera (che ai tempi della milano da bere pubblicò una utilissima guida alle 250 migliori discoteche italiane) che l'Italia non ha mai interrotto il percorso sul quale anche Craxi ha contribuito a portarla. E che oggi siamo ormai alla fase terminale del cancro di questo paese.
La corruzione che all'epoca venne definita "ambientale" oggi potrebbe essere definita "genetica", cioè ascrivibile alla natura stessa dei politici che questo sistema ha eletto.
Le mafie imperversano e lo stato organizza le sceneggiate fuori dalle caserme delle sezioni catturandi quando questi poveri ragazzi (che rischiano veramente la vita tutti i giorni per un piatto di fagioli) catturano qualche falso latitante. La più potente banca italiana ha a capo un signore accusato di concorso in bancarotta fraudolenta, usura aggravata e frode fiscale. E poi ci chiediamo perché le banche ci trattino come un parco buoi da spremere senza ritegno...
Stia tranquillo onorevole De Michelis. Il sacrificio di Craxi non è stato invano. E dedicargli una via mi sembra il minimo che possiate fare.
La pupa e il secchione
2 mesi fa
parole sante
RispondiEliminaandrea